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By Redazione
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Foto by Linda Eyes & Studiopr/TheWogue.net
Italia, Roma un incursione dal nostro nuovo inviato GIANCARLO CASNATI fotoreporter / videomaker blogger, presso un evento di una speciale mostra fotografica dove si vuol far capire l'importanza delle immagini che sono di grande impatto sociale e storico nella storia, internazionale e mondiale di uomini che a costo della loro vita per la libertà di pensiero e parola, le immagini sono le nostre comunicazioni.
La mostra nasce da due anni di intenso lavoro sull’archivio del fotografo romano e ripercorre, attraverso oltre 150 immagini, numerosi inediti e alcuni contributi video, vent’anni della sua attività, dal 1998 al 2017.
Vincitore di 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come il Robert Capa Gold Medal Award e il Premio Eugene Smith, Paolo Pellegrin (Roma, 1964) coniuga l’esperienza del testimone in prima linea con l’intensità visiva dell’artista. Nel suo lavoro la progettualità a lungo termine si intreccia con la sensibilità estetica, allenata da lunghi anni di studio intorno all’immagine e alla visione.
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Paolo Pellegrin Paolo Pellegrin (Roma, 11 marzo 1964) è un fotografo italiano, legato alla nota agenzia internazionale Magnum Photos dal 2001 e membro effettivo della stessa dal 2005.
Nato a Roma nel 1964 frequenta inizialmente la facoltà di Architettura all'Università della Sapienza, ma abbandona gli studi senza conseguire la laurea durante il terzo anno di corso.Riconosciuto come uno dei maggiori fotoreporter di guerra collabora con testate giornalistiche quali Newsweek e New York Times magazine. È stato insignito di numerosi premi, tra cui la Robert Capa Gold Medal(2006), lo Eugene Smith Grant in Humanistic Photography (2006), l'Olivier Rebbot for Best Feature Photography (2004), la Leica Medal of Excellence (2001), dieci World Press Photo tra il 1995 e il 2013
Il risultato è un metodo di lavoro che rimanda all’idea di un giornalismo lento, guidato dall’urgenza intellettiva dell’approfondimento piuttosto che dal desiderio di carpire un’immagine iconica, e si traduce in storie dai tempi di lettura dilatati, periodici ritorni su luoghi già fotografati, un’attenzione rivolta non solo al momento del conflitto ma a ciò che accade dopo.
Il percorso di mostra si snoda tra due poli, il buio e la luce, metafora delle manifestazioni più estreme dell’esistenza con cui Pellegrin si è confrontato nel corso del tempo. Da un “antro” scuro dove la penombra e il suono reiterato del mare introducono alle visioni di Gaza e Guantanamo, si accede in uno spazio in cui domina il colore nero.
Dalle gigantografie di tre prigionieri dell’Isis in attesa di essere processati, alla battaglia di Mosul, metafora di tutti i conflitti: nella prima parte dell ’esposizione si dispiega senza soluzione di continuità un racconto sull’umanità e sull’oggi. Da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo, le fotografie in mostra raccontano, il dolore, la guerra, la distruzione, ma anche l’intima bellezza dell’essere umano nell’espressione delle sue emozioni più profonde. In fondo alla galleria figure evanescenti, ritratti “transitori” colti in momenti di passaggio, che affiorano appena dal buio come fantasmi (“ghost” nella definizione di Pellegrin).
A questo racconto dell’essere umano, calato nel buio, fa da contraltare l’immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, in una luce che sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell’Antartide, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura e nella spiritualità del rapporto atavico dell’uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.
Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore nel making of della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, fotografie, piccoli portfolio, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda innanzitutto su ricerca, conoscenza e preparazione. Si entra così nel cuore del pensiero di un autore che considera la fotografia come una vera e propria lingua, fatta allo stesso tempo di regole e di istinto, in cui il soggetto rimane comunque sempre l’essere umano, le sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri.
Nuove rivelazioni nell’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti sull’azienda edile della famiglia del ministro del Lavoro Di Maio. Dopo che domenica scorsa vi abbiamo parlato di un primo lavoratore in nero, Salvatore Pizzo, scoprite tutto stasera a Le Iene, dalle 21.20 su Italia1. A proposito, ma non è che anche Di Maio non era in regola quando lavorava d'estate in ditta?
Non ci sarebbe solo il caso di Salvatore Pizzo che ha lavorato in nero per la ditta di famiglia del ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio, capo politico dell'M5S, di cui vi abbiamo parlato nel servizio di domenica scorsa, 25 novembre.
Mentre Di Maio, come promesso, ha verificato, confermando così la storia di Salvatore, sono spuntati altre tre persone impiegate al nero nell’azienda: Mimmo per tre anni, Giovanni per otto mesi e un altro di cui vi parleremo nel servizio completo questa sera.
In più Filippo Roma chiede conto a Di Maio della documentazione che dimostri il fatto che lui stesso non lavorasse in nero come muratore per la ditta di famiglia (spesso il ministro ha raccontato di aver lavorato d'estate in azienda). Il vicepremier riuscirà a esibire la documentazione che attesta di essere stato in regola?
I tre nuovi lavoratori di cui vi parliamo stasera sarebbero stati impiegati tutti in nero nel periodo tra il 2008 e il 2010, prima cioè che nel 2012 Luigi Di Maio entrasse nell’assetto proprietario dell’azienda.
L’azienda edile che da trent’anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, infatti, prima era intestata alla madre Paolina Esposito, poi è confluita poi nell’Ardima srl, di proprietà dal 2012 al 50% del ministro e della sorella Rosalba.
Sul caso vi abbiamo parlato anche di una bufala, una fake news in cui si sosteneva falsamente che Salvatore fosse stato candidato nel Pd, che è stata diffusa e poi smascherata sul web.
Scoprite tutto sul lavoro nero nella ditta della famiglia Di Maio stasera, martedì 27 novembre, nel servizio completo di Marco Occhipinti e Filippo Roma, dalle 21.20 su Italia1.
Il servizio integrale andrà in onda questa sera, martedì 27 novembre, all’interno de “Le Iene Show”, in prima serata su Italia 1.
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